La vera consolazione è da Dio

I Verbi del Cuore

Rin-cuorare


Le nostre azioni per risollevare depressi e sfiduciati sono importanti, ma spesso rischiano di essere “pacche sulle spalle” che producono solo un effetto momentaneo e parziale.
L'opera di misericordia “consolare gli afflitti” ci ricorda che il buon samaritano che consola, rin-CUOR-a, risolleva e guarisce è Gesù; noi siamo solo gli umili albergatori ai quali il Signore affida la convalescenza dell'umanità. Il mondo l'ha rin-CUOR-ato e salvato lui: “Solo in Dio riposa l'anima mia, da lui la mia salvezza. Lui solo è mia roccia e mia salvezza” (Salmo 61).
C'è da chiedersi se la nostra fede è mossa dalla certezza che è posata sulla roccia che è lui, oppure sulla sabbia delle nostre realtà frivole e passeggere di questo mondo, dalle quali spesso cerchiamo consolazione e nelle quali poniamo la nostra fiducia.
C'è da chiedersi se la nostra speranza sia nel “tenere fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede” (cfr Eb12,2) oppure sulla nostra autorealizzazione, sui nostri poteri terreni, sui nostri traguardi umani spesso raggiunti a discapito dei nostri fratel-li, non certo mossi dallo stile del servizio, ma del primeggiare.
C'è da chiedersi se la nostra carità è mossa dal far conoscere ed assaporare la bellezza della carità di Cristo oppure da falsa vanità e da egocentrismo, per sentirci più bravi e, soprattutto, con la coscienza più a posto. Forse tanti insuccessi e frustrazioni nella nostra vita cristiana nascono dall'aver eccessivamente con-fidato in noi stessi, nelle nostre abilità e capacità, escludendo Dio dalla nostra vita (“Maledetto l'uomo che confida nell'uomo... Benedetto l'uomo che confida nel Signore” Ger 17,5.7).
L’amore di Dio non è un 'optional'. L’amore altro non ama che essere riamato da chi ama. Dio non può non amare l’uomo. Tant’è che si è fatto lui, Dio stesso, buon samaritano, scendendo dalla sua gloria per farsi carico di noi. Di sua natura l’uomo dovrebbe amare Dio, perché è la sua realtà, è fatto a sua immagine e somiglianza. 
A maggior ragione possiamo e dobbiamo amarlo, da quando, avendo noi rifiutato di andare da lui, è venuto lui verso di noi. Solo lui va amato “dall’intero cuore”, che è la sorgente dell’amore, “con l’intera vita”, dando tutto per lui, “con l’intera forza”, facendo tutto per lui, “con l’intera mente”, cercando di conoscerlo, perché Lui per primo mi ha amato, ha dato se stesso per me, ha fatto tutto per me, mi conosce fino in fondo.
Allo spezzare del pane, Signore, i nostri occhi ti hanno visto: hanno visto il segno del corpo dato, hanno riconosciuto il gesto di un amore consegnato, hanno capito il messaggio di una vita sacrificata.


 

Esci Home